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intervento di inizio seduta in  consiglio comunale del 2 febbraio 2009


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Rassegna Stampa

Anticlericali: niente fiaccolata sotto la Curia - da "Il Resto del Carlino Bologna" del 3 febbraio 2009 (file pdf)

Sit-in in Curia la Questura tenta di "resistere" - da "Repubblica" ed Bo del 3 febbraio 2009 (file pdf)

Via Altabella La questura dice no al presidio anti Curia  - da il "Bologna" del 4 febbraio 2008 (file pdf)

La questura vieta via Altabella agli anticlericali -  da “Corriere di Bologna” del 4 febbraio 2009 (file pdf)

 

 

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BOLOGNA CITTA’ PAPALINA
(prescrizioni e divieti in tempi di intolleranza religiosa)

In uno Stato libero il diritto a manifestare va garantito ma anche i luoghi scelti per le proteste hanno una loro importanza. Allontanare, sistematicamente, ogni manifestazione dai luoghi che i promotori richiedono è già una pesante forma di ingerenza e di limitazione della democrazia e del dissenso. Perché un luogo è di per sé fortemente simbolico (ambasciate, sedi politiche, palazzi del governo, sedi radiotelevisive, rettorati e uffici scolastici) mentre un altro non lo è per niente.

Dopo l’omicidio Matteotti, gli antifascisti (seguendo l’esempio storico dei plebei nell’antica Roma) si ritirano sull’Aventino. Un atto di protesta contro il governo fascista, con l’astensione dai lavori parlamentari, in attesa del ripristino delle condizioni di legalità che i fascisti avevano infranto. Il risultato fu disastroso perché in Parlamento rimasero solo gli antidemocratici. Ma l’opposizione andava fatta nel tempio della democrazia: il Parlamento. Invece, il Regime durò 20 anni.

Fare una manifestazione anticlericale davanti alla Curia e farla altrove non è la stessa cosa. I Radicali hanno chiesto di poter manifestare, sabato 7 febbraio in via Altabella, contro la pedofilia nella Chiesa cattolica. Poiché il reato gravissimo non è la manifestazione ma la pedofilia, dovrebbe essere possibile. E, invece, la Questura di Bologna dice NO. Un clima che ricorda la cappa repressiva dell’Italia dell’Anno Santo del 1950. Quando anche la parola “contraccezione” era bandita dalla radio e dai giornali.

L’UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, è un’associaciazione creata da alcuni noti illuministi dei nostri tempi, tra cui Carlo Flamigni, insigne scienziato laico e già consigliere comunale a Bologna. Il 25 ottobre 2008, l’UAAR organizzò lo “sbattezzo-day” e 103 cittadini presentarono la comunicazione che rinunciavano al Battesimo. Le richieste furono consegnate alla portineria della Curia da un gruppo di associati che mostravano cartelli anticlericali. Ma il banchetto dello “sbattezzo” fu installato e autorizzato all’angolo della cattedrale di S. Pietro, proprio in via Altabella.

Non ci fu nessun incidente e problema. Sono passati solo 3 mesi ma sembra un secolo. Il clima è profondamente cambiato a Bologna e in altre città. Non sappiamo se dare la responsabilità delle attuali restrizioni di polizia al nuovo Questore, alle direttive del ministro Maroni o alle pressioni delle gerarchie ecclesiastiche onnipresenti (dal caso Englaro, alle preghiere islamiche, alle limitazioni generali dei diritti laici).


La preghiere di altre religioni sono vietate davanti alle chiese cattoliche. La manifestazione anticlericale è vietata anche se in via Altabella non c’è l’ingresso di chiese. Ma, per il carnevale dei bambini (organizzato tradizionalmente dalla Curia), il Vescovo officierà una funzione esterna alla Basilica di S. Petronio.

Ma il 24 febbraio in piazza Maggiore ci saranno anche i laici, nel palazzo municipale. Bologna Città Libera organizza un’iniziativa sul testamento biologico, con la partecipazione di Mina Welby, di docenti, magistrati e di esponenti delle numerose associazioni laiche della città. Chi sa se anche questo dibattito sarà troppo vicino alla Cattedrale o se la voce dei laici risuonerà troppo vicina a quella del Cardinale, che avrà parlato ai bambini nel pomeriggio!

Perché qui non c’è parità di diritti, reciprocità ed uguaglianza. L’intolleranza religiosa dilaga verso chi crede diversamente e verso chi non crede affatto. Mentre, secondo il presidente Obama, anche il “non credere” va considerato un diritto, come una religione.


Serafino D’Onofrio