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IL TRENO CHE C’E’ GIA’, DALLA STAZIONE ALLA FIERA
Le conseguenze della crisi economica si fanno sentire anche nell’attività
amministrativa. Fra le tanti messe in piedi, non c’è una gara che vada a buon
fine. Mai, al primo colpo. Spesso il Comune è costretto a rivedere
completamente le proprie scelte. Negli scorsi mesi sono andati male i bandi
per la realizzazione di 300 alloggi (successivamente assegnati), il bando per
il Campo Savena, il bando per il People Mover. Finanche il bando per la
realizzazione della nuova sede di Hera è andato deserto, nei giorni scorsi.
Anche per la nuova stazione le cose vanno male. Nomisma conferma che Bologna
non è una piazza su cui gli investimenti finanziari consentono recuperi
particolarmente positivi (come Roma e Milano). I costruttori non vogliono
rischiare i loro soldi e sono guardinghi.
Insomma, la crisi imporrebbe al Comune di prendere atto che alcune scelte
ragionate e sostenibili (che chiedevamo in alternativa a progetti faraonici)
sono le uniche possibili.
Noi non crediamo che il futuro della città debba “risolversi” o “decidersi” in
40 giorni di liti e di contrapposizioni fra i 2 candidati più forti alle
Primarie del PD, Del Bono e Merola. “Io sto con i giovani e voglio una Giunta
di quarantenni”. “Io sono appoggiato da Prodi”. Ed altre amenità. Persone che
non si confrontano con i problemi di oggi dei bolognesi e preferiscono parlare
di un “domani”. Mentre il Comune non ha soldi e costruendo ipotesi di carta
coi danari di costruttori non disponibili.
Ma la proposta più stravagante è quella di Del Bono, che propone, nel caso
saltasse il metro, di allungare il People Mover fino alla Fiera. Un
Capolavoro. Far arrivare fino ad una Fiera, che perde visitatori, espositori e
rassegne, un trenino sopraelevato che nessuno vuol costruire.
E Del Bono forse non sa che il Consiglio Comunale di Bologna ha votato
all’unanimità (nell’attuale Consigliatura ma anche nella scorsa, quando era
consigliere comunale lui) di implementare la linea ferroviaria esistente fra
Stazione e Fiera, per ottenere un servizio navetta dedicato alle
manifestazioni fieristiche, senza gravare sulla linea di cintura FS, già
satura. Realizzare, cioè, un nuovo tratto di binario di soli 900 metri. Con un
costo di soli (nel 2004) 15 milioni di euro. Una somma modesta, che ammonta a
3 volte il credito che il Comune di Bologna non riesce ad incassare dalla
concessionaria dei tributi, Gestor. Un orientamento che, anche nell’OdG dello
scorso Mandato, fu votato dall’attuale assessore Zamboni e dai consiglieri PD
Lo Giudice e Ramazza.
Come consiglieri della Lista Bologna Città Libera (ma anche prima come
consiglieri dell’Altra Sinistra) sosteniamo la validità di una tale scelta.
Che non sventra la città, che costa poco, rivaluta il servizio ferroviario,
che non fa guadagnare miliardi a progettisti e architetti.
Una scelta compatibile con la pesante fase economica attuale per i lavoratori,
i precari e i più poveri, con la riduzione crescente delle risorse energetiche
e con la scelta di privilegiare i mezzi di trasporto collettivi, piuttosto che
quelli individuali.
Serafino D’Onofrio
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