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UNA SCELTA DI CAMPO (BIOLOGICO?)
Alle donne e agli uomini che hanno (ancora) buona volontà
Non è più tempo di tentennamenti. L’attendismo é difficile da spiegare ai
cittadini, a meno che non si abbiano secondi fini e obiettivi nascosti. E non
è il nostro caso.
Così come è fuorviante l’eterno dilemma fra le due opzioni: “Prima i
programmi” o “Prima il candidato sindaco”. Una tecnica collaudata, che dilata
i tempi di ogni decisione, consente manovre diversive a chi ha brutte
intenzioni, mortifica gli entusiasmi già scarsi e concede altro tempo ai
padroni della città.
Oggi, il Partito che ha in mano la città è molto cambiato. Alla gestione
quotidiana di una fitta rete di interessi economici si è aggiunta la necessità
di assicurare il potere sia alla vecchia componente maggioritaria
post-comunista che alla porzione politica di nuova aggregazione cattolica. Poi
ci sono altri transfughi che vengono da Sinistra e che hanno necessità di
trovare collocazione adeguate, a loro volta.
La città è bloccata. I progetti che entusiasmarono gli elettori di
centro-sinistra 4 anni fa sono abortiti. Le scelte che vengono rivendicate
come “esemplari”, sono decollate senza idonee risorse finanziarie e senza
guida politica.
Il Sindaco (che doveva rompere gli schemi consociativi) si è limitato a creare
altri schemi (non meno consociativi). Schemi che hanno privilegiato rapporti
di affari più stretti con il colosso cooperativo, riannodando, anche relazioni
affettuose con chi gestisce quello che, nei 50 anni di PCI, è stato “l’altro
potere” (Fondazioni, Camera di Commercio, Banche, Curia, ecc..).
Il Partito del Sindaco è ostaggio del Sindaco. E’ stato così per 4 anni e la
mono-candidatura di Cofferati lo conferma.
Ma un sindaco non è una medicina, che bisogna mandar giù ad ogni costo. I
cittadini devono poterne essere orgogliosi, non devono subirne i ricatti e gli
sbalzi d’umore.
Tiriamo le somme.
Ormai, i campi non sono più 2 ma 3. Da una parte, il PD con un Sindaco
maldigerito dal suo partito. Dall’altra, il centro- destra, diviso, che non ha
fatto opposizione. Il terzo campo è quello della città, con le sue
contraddizioni, le sue ansie, i suoi problemi irrisolti. Una città divisa, con
cui la Sinistra non ha saputo parlare. Una città che non vuole vedere
nuovamente un sindaco di destra ma che rifiuta il la “cappa” degli ultimi 4
anni.
Sui temi ambientali, sociali, delle politiche giovanili ed equo-solidali la
Giunta Cofferati ha fatto scelte tentennanti, di fronte alle gravi situazioni
che avrebbe dovuto affrontare e rispetto ai grandi cambiamenti promessi.
Questo atteggiamento altalenante ha creato scontento fra i sostenitori della
vecchia “Unione” e non ha fatto maturare le coscienze di chi era contrario ai
provvedimenti adottati. La Giunta ha multato più che spiegare ai cittadini ciò
che faceva. La Giunta ha imposto e chiacchierato ma non ha convinto.
La Lista, di cui da alcuni mesi, parlano Bifo e Monteventi non è una lista
estremista, anche se sarà definita così.
“Bologna Città Libera” è un nome buono per mettere insieme 46 donne e uomini
che vogliano spezzare questo sistema di potere. Una lista di cittadini
(espropriati dalle decisioni) può essere un’occasione di richiamo e incontro
fra ambienti e gruppi autonomamente attivi nella comunità bolognese.
Un’opportunità per le organizzazioni sociali, sportive e culturali volontarie,
prima “usate” e poi rinnegate. Vogliamo iniziare un viaggio politico nella
città con tutti quelli che non si riconosco nel percorso amministrativo di
questi anni.
Una lista non ha bisogno di simboli di partito, di condizionamenti ideologici
e di nostalgie da reduci. Il viaggio sarà felice se le idee e le intuizioni
prenderanno forma in progetti comprensibili. Bologna ha una lunga tradizione
di lotte. E’ abitata da vecchi e nuovi cittadini che chiedono coerenza e
risposte. Come consiglieri dell’Altra Sinistra, crediamo di aver lavorato con
coerenza. Le risposte, costruiamole insieme. Ci rivolgiamo agli ambientalisti
delusi, ai socialisti dispersi, ai comunisti divisi, ai laici mortificati. Ci
rivolgiamo ai comitati ed alle associazioni che, contro l’arroganza di
Cofferrati, chiedono trasparenza nelle nomine pubbliche e nella vita di chi fa
politica e che lottano per il riconoscimento di diritti, contro i privilegi
casta.
Vi invitiamo a partecipare all’assemblea del 23 settembre al Baraccano per
urlare lo sdegno e illustrare serenamente i progetti che potranno cambiare la
città. Andiamo a vedere se sulla nave che parte c’è posto anche per noi e per
nuove idee.
Se si parte, non servono più tre Gruppi consiliari in Comune. Ne basterà
uno solo: “Bologna città libera”.
E’ tempo di rompere gli indugi e gli ormeggi. Cofferati è stato la “tempesta
perfetta”. Ma siamo ancora qui. Si navigherà in mare aperto.
Serafino D’Onofrio, Roberto Panzacchi